Museo Convento di San Francesco

Indirizzo Piazza San Francesco n.3
Telefono 0122.622548
Apertura Sempre Aperto
Tariffe Accesso Gratuito
Informazioni Nel museo sono conservati libri, arredi liturgici e dipinti dal XVIII al XIX secolo

È il primo edificio francescano in Piemonte, legato al passaggio in Susa del Santo, diretto in Francia nel 1213 – 14.
Oggetto di diverse ristrutturazioni, conserva tuttavia all’interno splendidi affreschi e due bellissimi chiostri.

Storia e Architettura

Secondo un’antica tradizione la chiesa di San Francesco a Susa fu fondata in seguito al passaggio dello stesso santo diretto in Francia nel 1213 o 1214. È certamente una data poco attendibile per la fondazione della chiesa e del convento, risalente a circa la metà del XIII secolo.
La facciata a salienti (ossia con il profilo che segna l’altezza delle navate interne) e tripartita da lesene (pilastri che sporgono dal muro) è abbastanza atipica in Piemonte, dove si predilige la facciata liscia e a capanna, e di probabile ascendenza francese.
Un altro elemento caratteristico è la ghimberga, il frontone a forma triangolare che ingloba il portale, primo esempio piemontese e antecedente ad alcuni famosi portali gotici del Piemonte. Secondo la tradizione la chiesa in origine non presentava un livello ribassato rispetto al suolo circostante: questo dislivello viene attribuito alle frequenti inondazioni del fiume Gelassa. L’interno presenta una pianta a tre navate con transetto, ora chiuso per ricavarne due cappelle (quella di destra attualmente adibita a sacrestia) e l’abside poligonale eretto probabilmente in un secondo tempo, tra la fine del Duecento e i primi anni del Trecento sotto un probabile influsso del gotico francese. La decorazione interna della chiesa risale ai restauri degli anni 1880-87 eseguiti da Arborio Mella. Dello stesso periodo sono gli arredi, tipici del gusto neogotico di fine ‘800.
I due chiostri adiacenti alla chiesa sono di epoca diversa e testimoniano rimaneggiamenti anche profondi di epoche successive. Durante la soppressione napoleonica vennero utilizzati come abitazioni e per usi agricoli.
Ripresa la vita del convento alla fine del secolo, riacquistarono la fisionomia claustrale con i lavori di riadattamento compiuti tra il 1927 e il ’31.
Il chiostro meridionale, più antico, presenta un loggiato al secondo piano detto “loggia di frate Elia”, a grandi aperture architravate inframezzate da semplici pilastri quadrangolari.
Il porticato al piano terreno, denominato di Sant’Antonio, è suddiviso in campate con volte a crociera di fattura settecentesca.
Sulle lunette sono visibili alcuni affreschi rappresentanti la vita di San Antonio. Scendendo alcuni scalini si giunge al chiostro denominato di S. Francesco (sulle pareti sono dipinte ad affresco scene di vita del Santo).
Sotto il porticato sono conservati alcuni frammenti architettonici: un frammento di balaustra in pietra del XIV secolo, alcuni frammenti di lapidi in marmo, pietra o terra cotta del XIII secolo, un bel frammento di paliotto settecentesco in stucco a intarsi policromi.
Interessante è anche il Cristo Crocifisso, in legno scolpito, della fine del XV secolo.
Sul lato occidentale sono state murate due finestre quattrocentesche ad arco acuto in cotto, già appartanenti ad un fabbricato annesso al convento, tradizionalmente denominato “torre di Beatrice”.
Sono composte da due colonnine cordonate inframezzate da una fascia a motivi vegetali di notevole evidenza plastica con aggraziate teste femminili.

Affreschi del Convento di San Francesco

Nell’antica sacrestia del convento di Susa osserviamo otto medaglioni con santi francescani; sulla parete a sinistra della porta d’ingresso dell’attuale sacrestia in centro vediamo a destra la Maddalena ed a sinistra Maria; un pò spostato a sinistra è San Bernardo; la volta quadripartita della cappella in cui termina la navata destra presenta gli Evangelisti con San Pietro e San Paolo. Gli otto medaglioni sono della metà del XIV secolo; gli Evangelisti con San Pietro e San Paolo risalgono agli anni tra il 1480 e il 1490; la Maddalena e Maria sono della prima metà del XV secolo; infine S. Bernardo è della fine del XV secolo.
Gli affreschi trecenteschi appartengono ad un pittore ignoto che rivela numerose affinità con l’arte transalpina coeva. I dipinti della prima metà del Quattrocento sono di un maestro che si esprime con una parlata popolare, ma non priva di grazia.
Il S. Bernardo appartiene ad un artista di modesta qualità. Gli affreschi dell’ultima cappella della navata sinistra sono opera della seconda generazione della bottega dei Serra, che in questi soggetti si mostra assai debitrice verso gli Evangelisti di Briançon – opera del capostipite dell’atelier.
Qui sono inoltre riscontrabili alcuni rapporti con la cultura jaqueriana, rispetto alla quale però gli artisti sanno andare oltre, guardando ai modi tipici della cultura franco fiamminga.
In una bianca cornice quadrilobata inscritta in un cerchio sono inseriti i santi e i beati francescani: il beato Leo con la mitra vescovile; il beato Ottone; il beato Duns Cicotus – Duns Scoto; Sant’Antonio da Padova; il beato Nicolò; il beato Accursio ed infine due figure il cui nome è cancellato.
Passando all’attuale sacrestia vediamo nel centro della parete la Madonna sulla sinistra protesa in avanti e la Maddalena, inginocchiata con i lunghissimi capelli che le sfiorano i piedi scalzi.
Nell’angolo a sinistra è il San Bernardo che tiene nella mano sinistra il pastorale e impartisce la benedizione con la mano destra. Infine nel sottarco della cappella situata al fondo della navata destra sulla sinistra è l’imponente figura di S. Paolo, che tiene nella mano sinistra il libro e nella destra la lunga spada; sulla destra è S. Pietro con il libro nella destra e le chiavi nella sinistra.
La volta quadripartita presenta quattro vele recanti i quattro Evangelisti, accompagnati ciascuno da un versetto significativo del proprio Vangelo.
Nel chiostro osserviamo un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino e Sant’Anna ed una serie di dipinti – inseriti in quattordici lunette – raffiguranti episodi relativi alla vita di San Francesco.
Datazione La Madonna col Bambino e Sant’Anna sono di fine Quattrocento, mentre le lunette con episodi relativi alla vita di San Francesco sono del XVII secolo.

Sculture del convento di San Francesco

Il portale del convento di Susa è in pietra arenaria composto da archi concentrici lievemente acuti con colonnine a strombo, il tutto racchiuso da un frontone triangolare (la ghimberga).
Nel concio di chiave dell’arco principale vi è una formella con la figura dell’Agnello Mistico.
I capitelli delle colonnine sono decorati con una fascia ad altorilievo e continua, non essendoci una separazione tra la decorazione di un capitello e quello successivo.
La fascia scolpita continua sui due lati della strombatura del portale come mensola sotto la ghimberga.
Sul lato sinistro si trovano cinque teste umane incorniciate da foglie e cinque uccelli che beccano dei grappoli d’uva.
Sul lato destro si trovano tre teste umane tra coppie di uccelli e la scena di un cane che insegue una lepre.
Queste sculture, caratterizzate da una certa grazia e delicatezza sorpattutto nelle teste e da particolari acconciature, possono essere orientativamente datate verso il 1320.
È interessante notare una certa affinità con le sculture delle chiese di Saint Martin de Queyrières e di Villard Saint Pancrace nel Delfinato, sculture posteriori di circa un secolo.
Le sculture interne (i capitelli delle colonne della navata centrale) sono invece molto precedenti, con una datazione che oscilla tra gli anni trenta e cinquanta del Duecento.
La lettura di questi capitelli è oggi difficile, poichè sono stati ridipinti e dorati durante i restauri ottocenteschi.
I capitelli della seconda e della terza colonna a destra, della prima e della terza colonna a sinistra e delle semicolonne addossate ai lati dell’abside presentano motivi vegetali variegati.
Il capitello alla sommità della seconda colonna di sinistra presenta invece quattro scene di lotta tra coppie di animali: due uccelli che si affrontano; un uccello e un drago; una scena di caccia con una lepre inseguita da un felino; due chimere.

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